Creare musei emotivi attraverso i linguaggi dell’arte contemporanea

Buongiorno, vi scrivo dopo aver lasciato decantare l’esperienza formativa che ci accomuna. Condivido volentieri con voi questo personale punto di vista sull’uso dei linguaggi dell’arte contemporanea per lavorare sul coinvolgimento emotivo dei pubblici museali.

Partiamo dalle premesse – peccherò di estrema semplificazione, vi avverto prima, ma è necessario per alleggerirle: per definire cos’è un’emozione; per parlare d’intelligenza emotiva molto spesso si parte dal suo opposto, la ragione, tant’è che il primissimo incontro verteva proprio sulla distinzione tra “conoscenza” da una parte e “emozione” dall’altra, e in una prospettiva olistica si proponeva una sana conciliazione delle due anime. Trasposto tutto in chiave museografica: durante il seminario la dicotomia razionalità-emozione è stata ricomposta sul piano dell’allestimento e dell’uso delle tecnologie al fine di progettare musei che avessero un profilo “emotivo” oltre che cognitivo, cioè fossero in grado di trasferire la conoscenza attraverso una maggiore partecipazione e coinvolgimento del pubblico.

Le mie riflessioni s’inseriscono in questo punto. Com’è emerso dalla mia presentazione, oltre al progetto BCOME gestisco un museo demo-etno-antropologico, ma avendo un curriculum nell’ambito delle arte visive ho ibridato la curatela del museo con i linguaggi dell’arte contemporanea, più o meno per avere quella partecipazione e quel coinvolgimento di cui sopra. Nello specifico chiedo a degli artisti contemporanei di rileggere il territorio, quello dove il museo è inserito, per darne una lettura emotiva che possa integrarne o addirittura migliorarne la conoscenza. Recentemente ho inaugurato un’installazione ambientale dal titolo “Nuovi arrivi, Nuove Storie”, frutto di una residenza artistica durante la quale Bianco-Valente, il duo artistico da me invitato, ha lavorato con la comunità e la restituzione visiva di questo lavoro ha avvicinato diversi pubblici alla realtà museale e ha creato un rapporto più sentito con essa.

La collaborazione tra arte e scienza nella progettazione museale è stata, in questo caso, particolarmente felice e non perché voglia mettere l’accento sull’aspetto umanistico delle scienze demo-etno-antropologiche rispetto alle scienze propriamente dette. V’introduco, a tal fine, questa notizia e continuo con un altro esempio. Fino al 23 maggio è aperto il bando per la partecipazione al COLLIDE International Award indetto dal Cern di Ginevra in collaborazione con FACT, Foundation for Art and Creative Technology, centro di arti multimediali del Regno Unito con sede a Liverpool. Dai partner coinvolti s’intravedono gli ambiti disciplinari che s’intende avvicinare: Scienza e Arte. Incompatibili? Certo che no. Colloide cerca di sanare questa distanza offrendo all’artista vincitore del bando una residenza di tre mesi presso il CernLab e un rimborso di 15.000 franchi.

Per capire la portata della notizia userò una citazione tratta dal libro “Bianco-Valente Il libro delle parole” di Caterina Senigallia edito da Postmedia Books: “Può sembrare una posizione azzardata, bisogna ricordare che gli artisti non hanno bisogno di dimostrare le proprie teorie, non sono scienziati e possono limitarsi a proporre idee che possano stimolare il ragionamento, che possano causare delle riflessioni oltre che le emozioni, anche solo limitandosi a suggerire un assottigliamento del confine tra naturale e artificiale”.

Suggerisco un altro esempio, stavolta guardando più da vicino. L’opera Aggrovigliamenti di Paola Anziché, del 2014, è il frutto della collaborazione tra l’artista e l’Agenzia Spaziale Italiana nell’ambito del programma di divulgazione scientifica per la missione Gaia. Aggrovigliamenti è di fatto un reticolato argentato elastico, grande 30mq,  aperto e tenuto alle sue estremità da alcune persone per essere disponibile alle dimostrazioni scientifiche. Le persone sono invitate ad entrarvi e simulare le interazioni fisiche dettate dalla geometria dello spazio-tempo creata dalla loro partecipazione corporea. La situazione che viene a crearsi è suggestiva, giocosa, e capace di coinvolgere tante persone in un’azione collettiva fortemente estetica e, nello stesso tempo, di immediato ritorno percettivo del come la teoria della Relatività Generale “trama” l’Universo.

Per approfondire il lavoro di Bianco Valente curato per il mio museo sono a disposizione per chiarimenti e curiosità. Sono disponibile anche per altro, ovviamente. A presto.

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Nuovi arrivi, nuove storie DSC05837

 

Marianna Frattarelli

Autore: Marianna Frattarelli

Offerta didattica del MAP Museo Agro Pontino, museo territoriale in provincia di Latina, e fondatrice del progetto BCOME, che si occupa di sviluppare e divulgare contenuti artistici attraverso la piattaforma editoriale http://www.bcomeblog.com/

2 pensieri riguardo “Creare musei emotivi attraverso i linguaggi dell’arte contemporanea”

  1. Buongiorno Marianna, grazie per le tue riflessioni che mi hanno portato a riconsiderare sotto un ulteriore punto di vista la progettazione di un allestimento emotivo.
    Per quel che riguarda il binomio Arte-Scienza segnalo l’ArtScience Museum di Singapore: di fatto è un contenitore di mostre temporanee itineranti (una di arte e una di scienza su due piani diversi) però ha una sezione permanente molto interessante per quel che riguarda la realizzazione di un allestimento su questo binomio, dove la componente emotiva (data da un sapiente uso di musica, grafica e tecnologia) è notevole.
    Un saluto, Emanuela

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